Alcuni maestri di meditazione ci dicono di non prestare attenzione ai problemi del mondo… fame, guerra, oppressione, ingiustizia sociale, problemi ecologici, ecc. Dovremmo soltanto praticare la meditazione. […]
Naturalmente non dobbiamo trascurare pratiche come il conteggio dei respiri, la meditazione, lo studio dei sutra, ma qual è lo scopo di questi esercizi? Lo scopo della meditazione è di essere consapevoli di quanto avviene in noi stessi e nel mondo. Ciò che accade nel mondo può essere visto dentro di noi e viceversa. Una volta acquisita questa chiara visione, non ci si può rifiutare di prendere posizione e di agire. Quando un villaggio viene bombardato e bambini e adulti soffrono per le ferite e la morte, può un buddhista rimanere seduto tranquillamente nel suo tempio rimasto intatto? Se ha davvero saggezza e compassione, sarà capace di praticare il buddhismo aiutando gli altri.
Praticare il buddhismo, si dice, è vedere la propria natura e diventare un Buddha. Se siamo incapaci di vedere quello che avviene attorno a noi, come possiamo aspettarci di vedere la nostra vera natura? Non c’è forse una relazione tra la natura in sé di un buddhista e la natura della sofferenza, dell’ingiustizia e della guerra?
*Thich Nhat Hanh